Acerenza, borgo lucano (provincia di Potenza) situato su una rupe di tufo ad oltre 800 metri sopra il livello del mare, racchiuso tra il fiume Bradano ed il torrente Fiumarella, è davvero il "caelsae nidum Acherontiae" (ovvero "il nido d'aquila dell'alta Acerenza") così come descritta dall'illustre poeta latino Orazio, nato nella vicina Venosa.
Acerenza "significa "luogo alto".
Gli Osci, una delle prime tribù lucane, occuparono infatti le zone più elevate della Basilicata, tra cui un luogo cui diedero nome di "Akere", in seguito "Acherutia". Il poeta latino Orazio la menziona come "Acherontia" riportando così il nome alle sue vere origini. I Romani conquistarono Acerenza nel 318 a.C. e vi costruirono un tempio che dedicarono ad Ercole Acheruntino. Nell'anno 799, poi, il vescovo Leone II vi fece costruire una Chiesa dove furono poste le spoglie del Santo Martire Canio. Nel 1059 Roberto il Guiscardo giurò fedeltà alla Chiesa Romana dopo che (durante il Concilio di Melfi) gli fu cancellata la scomunica anche grazie all'aiuto di Godano, monaco di Cluny e vescovo di Acerenza. Il Guiscardo come segno di riconoscenza ordinò la costruzione di una chiesa che fosse più bella ed imponente di quella già esistente. I lavori così iniziarono ma fu solo grazie ad Arnaldo, abate di Cluny e nominato arcivescovo nel 1067, che la Chiesa fu terminata nel 1080 e successivamente consacrata a Santa Maria Assunta e San Canio. Fra il XIII-XV secolo Acerenza, che era stata degli Svevi e degli Angioini, ritornò ad essere degli Aragonesi dopo esser stata sottratta alle lotte dei baroni per volere del re Ferdinando. Nel 1456 fu distrutta dal terremoto e subito ricostruita. Nel 1479 passò nelle mani della nobile famiglia dei Ferrillo ovvero nelle grinfie, per meglio dire, di famiglie private che a causa dei loro egoistici interessi la portarono alla decadenza.
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