"Crescere in montagna significa crescere in mezzo alla natura. C'è vita anche qui: si sta in compagnia, si va nelle baite, si scende di notte in slitta... Non potrei mai vivere in città. Mi mancherebbero le passeggiate, il silenzio, i profumi di un bosco subito dopo la pioggia, il rumore del vento, i colori dell'alba". Così Denise Karbon, la campionessa di sci altaotesina, emblema di un'Italia che da tempo sta riscoprendo la montagna e la neve decretando, ogni inverno, il boom della settimana bianca. Quest'anno, in sei milioni hanno scelto di trascorrere sette giorni tra baite, chalet, alberghi e piste di località d'alta quota. Che un po', per le richieste dei nuovi vacanzieri d'inverno sono cambiati. Sui tornanti dolomitici, al posto dei vecchi, ingenui cartelli Zimmerfrei (bastava poco, una volta), oggi le password acchiappa-turisti obbligate sono spa, beauty, charme, gourmet, relax, leisure... La settimana bianca degli italiani è sempre più wellness, piuttosto wireless e ogni tanto snowless, cioè senza neve come l'anno scorso: questa stagione, invece, sta andando piuttosto bene. A Capodanno tre milioni di turisti sono saliti in montagna almeno un giorno: si conta almeno di raddoppiare la cifra entro Pasqua. Ma è un fatto che le nevicate negli ultimi trent'anni siano diminuite dal 20 fino al 40 per cento. E la sindrome da Riviera romagnola è scattata ad alta quota: come a Riccione il mare è da tempo un optional, anche sulle Alpi si preparano alla mancanza della materia prima ampliando l'offerta di servizi e divertimenti alternativi. Per non restare al verde in tutti i sensi. "La nostra concorrenza non sono le altre montagne, ma le Maldive, le Seychelles e il Mar Rosso. La gente oggi è molto più esigente, vuole più qualità e più comodità, non solo riguardo le piste" dice Franz Perathoner, fondatore nel '74 e oggi direttore del Dolomiti Superski, il più grosso comprensorio del mondo che, con i suoi 1.200 chilometri di piste, innevate artificialmente al 90 per cento e servite da 450 impianti di risalita, fattura un terzo di tutto il settore.
Sulle piste le attività si moltiplicano per accontentare la richiesta di nuove emozioni: snowboard, freestyle, sleddog (slitte trainate dai cani), snowtubing (discese sui gommoni), kytesnow (un incrocio tra snowboard e surf appesi a un aquilone), ciaspolade (passeggiate con le racchette ai piedi), bob su rotaia (Piancavallo, Friuli), freeride (fuori pista), cat skiing (sci più corti per fuori pista), discese in notturna eccetera. "Oggi è più facile imparare a sciare, grazie al progresso delle attrezzature e delle piste, ma gli italiani chiedono una maggiore diversificazione" dice Dino De Gaudenz, presidente dell'Associazione nazionale maestri di sci: "Gli stranieri, rispetto a noi, non pretendono la perfezione, non sottilizzano tanto sullo stile della sciata o dell'abbigliamento, e sono più sportivi. Ma solo un turista italiano su tre scia davvero. I maestri devono inserire più divertimento e imparare a comunicare meglio: il montanaro laconico e marziale non va più bene, deve conoscere le lingue - italiano incluso - e capire psicologicamente il cliente. Deve trasformarsi in un animatore di montagna 365 giorni all'anno".
Sulle piste le attività si moltiplicano per accontentare la richiesta di nuove emozioni: snowboard, freestyle, sleddog (slitte trainate dai cani), snowtubing (discese sui gommoni), kytesnow (un incrocio tra snowboard e surf appesi a un aquilone), ciaspolade (passeggiate con le racchette ai piedi), bob su rotaia (Piancavallo, Friuli), freeride (fuori pista), cat skiing (sci più corti per fuori pista), discese in notturna eccetera. "Oggi è più facile imparare a sciare, grazie al progresso delle attrezzature e delle piste, ma gli italiani chiedono una maggiore diversificazione" dice Dino De Gaudenz, presidente dell'Associazione nazionale maestri di sci: "Gli stranieri, rispetto a noi, non pretendono la perfezione, non sottilizzano tanto sullo stile della sciata o dell'abbigliamento, e sono più sportivi. Ma solo un turista italiano su tre scia davvero. I maestri devono inserire più divertimento e imparare a comunicare meglio: il montanaro laconico e marziale non va più bene, deve conoscere le lingue - italiano incluso - e capire psicologicamente il cliente. Deve trasformarsi in un animatore di montagna 365 giorni all'anno".
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