martedì 21 ottobre 2008

Mostre e bistrot: bouffe d’arte


L’autunno parigino è all’insegna dell’arte contemporanea. E un weekend vale un low cost

L’appuntamento clou di Parigi, quest’anno, è dal Re Sole, a Versailles. Nella reggia è sbarcato Jeff Koons, artista superstar con il suo carico di aragoste e artefatti pop disposti in una quindicina di sale; e nel parterre dell’Orangerie c’è il suo Split Rocker, mezzo cavallo e mezzo dinosauro, fatto di 100 mila fiori. Ma gli eventi nella capitale francese non finiscono qui. Dal 23 al 26 ottobre, la fiera-evento Fiac offre ai visitatori un carnet fitto di appuntamenti. Oltre 200 tra gallerie, musei e fondazioni della capitale ospiteranno artisti contemporanei francesi e di fama internazionale: quattro giorni no stop di mostre, spettacoli e installazioni. La scorpacciata d’arte entra nel vivo sabato 25: riapre il Musée Picasso con la personale di Daniel Buren, noto per le controverse colonne dei giardini di Palais Royal. Per una pausa pranzo in zona, Kaiseki Bento propone, all’interno dello spazio Rendez Vous Toyota, cestini da picnic pieni di bio-ghiottonerie giapponesi. Se però si preferisce un ritmo slow, La Robe et le Palais ha in menu classici come il pot-au-feu; il vino è ottimo, l’ambiente caloroso. Anche la Cinémathèque, opera dell’archistar Frank Gehry (51 rue de Bercy; http://www.cinamatheque.fr/), anch’essa parte del circuito espositivo Fiac, per l’occasione presenta la mostra dell’attore-fotografo Dennis Hopper: opere dipinte da lui e collezionate (Andy Warhol, Jean-Michel Basquiat). Cibo e rock sono gli ingredienti delle Veillées Foodstock, primo festival gastro-musicale (fino al 23 ottobre; http://www.lefooding.com/). Dall’arte alla tavola. Si cambia quartiere e ci si dirige a Belleville, per onorare la tavola dello chef creativo Inaki Aizpitarte: Le Chateaubriand propone arditi menu e i piatti hanno nomi come «zuppa di pesce gelata» o «piccione, zuppa, nocciole e castagne». Salendo verso Belleville alta, vicino all’omonimo parco, si scova un bistrot come ne restano pochi, il Baratin, dove si rifugiano di nascosto anche gourmet di gran moda, come il pasticciere Pierre Hermé o il «bistronomo» Yves Camdeborde. Tutto è ottimo, ma il cosciotto d’agnello vale il viaggio. La nuova Paris bohème purtroppo non offre grandi possibilità di alloggio, ma alcuni indirizzi non deludono.

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