venerdì 28 dicembre 2007

Venezia

Un piccolo assaggio di ciò che è Venezia...

giovedì 27 dicembre 2007

Turisti del meteo

Leggono il meteo alla rovescia. A differenza di tutti gli altri, cercano avidamente segnali di un possibile peggioramento del tempo. Sdraiarsi in spiaggia e prendere il sole o godere di un cielo limpido e azzurro a loro non interessa. Vanno in cerca di cicloni, vento a raffiche e gigantesche nuvole. Sono i turisti del meteo, un ristrettissimo gruppo di persone che ha fatto degli eventi atmosferici estremi il motivo del suo girare per il mondo. In tutto poche centinaia di persone, ma con una storia che merita di essere raccontata. I più avventurosi sono una ventina di appassionati che ogni anno lasciano l'Italia per qualche settimana diretti in Oklahoma, uno degli stati americani spazzati regolarmente dai tornado. A organizzare il viaggio è un'associazione veneta, la Thunderstorms. "Lo scorso anno - racconta Gabriele Formentini, uno dei responsabili - siamo partiti in 15 più lo staff tecnico che fa da navigatore nella caccia ai tornado. L'unico elemento in comune è la passione per la meteorologia, altrimenti il gruppo è molto variato: sono venuti studenti, medici, ingegneri, pensionati. Complessivamente ci fermiamo tre settimane, ma qualcuno decide di rimanere solo per metà tempo". Spendendo circa 1500 euro per dieci giorni, volo escluso, questo manipolo di appassionati arriva a Oklahoma City, affitta van e suv, e poi inizia a consultare isobare e isoterme in cerca di indizi in grado di portarli dove si scatenerà la furia degli elementi. "Si vaga per la sterminata pianura americana senza incontrare mai niente e nessuno - racconta ancora Formentini - poi all'improvviso quando il tornado si inizia a materializzare si diventa una grande carovana insieme ad altre comitive partite da mezzo mondo". Sul sito dell'associazione oltre a bellissime foto ci sono le testimonianza di alcuni "reduci". "Un'esperienza unica che rigenera corpo e mente: orizzonti infiniti che permettono di apprezzare al massimo ogni forma e colore del cielo", scrive Alberto, 26 anni. Gloria, 20 anni, è ancora più entusiasta: "Mai avrei pensato di fare un esperienza così fantastica (...) l'ho detto molte volte da quando sono tornata, è stata la cosa più bella di tutta la mia vita". La caccia ai tornado ha il grande vantaggio di poter essere programmata con un certo numero di certezze. La stagione (maggio) e la zona dove si scatenano (le grandi pianure nordamericane) sono abbastanza circoscritte e "scovarli" una volta sul posto è relativamente semplice. Molto più temerari sono quei pochi che partono niente meno che per l'Australia, nel sogno di poter vedere la Morning Glory, probabilmente la più spettacolare di tutte le nuvole, con la sua capacità di arrivare a una lunghezza di quasi mille chilometri, come da Milano a Brindisi. Gavin Pretor-Pinney, nel libro culto Cloudspotting, gli dedica l'intero capitolo finale, raccontando la sua esperienza con la piccola tribù di appassionati convenuti a Burketown, nello stato australiano del Queensland, nella speranza di poter godere dello spettacolare fenomeno naturale. Una banda di entusiasti arrivati da tutto il continente che vive giorni e giorni in trepidante attesa di poter decollare con un aliante o un biposto e "surfare" sulla cresta di questo incredibile prodigio naturale. Un'esperienza indimenticabile, racconta Pretor-Pinney, ma decisamente non alla portata di tutti. Più facile, per chi sta in Italia, accontentarsi della Bora, uno dei pochi fenomeni estremi visibili sulla Penisola. Anche qui si parla di numeri piccoli, ma non piccolissimi. Tanto che a Trieste ha aperto un museo "virtuale" del vento e l'assessorato al turismo ha deciso di inserire la Bora tra le attrattive cittadine, organizzando un itinerario (pubblicizzato anche da una apposita brochure) sui luoghi simbolo del gelido vento che spazza la città. "Difficile fare cifre - spiega Rino Lombardi, uno degli animatori del museo della Bora - ma l'interesse sta crescendo e continuano a contattarci turisti e scuole interessate a farci visita. In passato abbiamo organizzato anche diverse escursioni e visite guidate sia in città che nei dintorni dove il fenomeno è più spettacolare e caratteristico". Per chi volesse cimentarsi con questo particolare tipo di turismo, il meteorologo Luca Mercalli suggerisce delle possibili mete alternative. "Una volta - ricorda - degli amici mi chiesero se volevo andare con loro a Ojmjakon, in Siberia, il luogo abitato più freddo del pianeta, con temperature che arrivano a 70 gradi sotto lo zero. Naturalmente me ne sono guardato bene". Confermando di avere poca simpatia per i fenomeni estremi, Mercalli segnala quindi due posti di tutto comfort, come il museo della folgore di Marcenat, sul Massiccio Centrale francese, e il Glaciomuseo di Serrù, sulle Alpi piemontesi, dove si può ammirare la bellezza della montagna funestata dal maltempo.

domenica 23 dicembre 2007

Venezia: i ritratti della belle epoque di Chahine

Ca' Pesaro sceglie, come precedentemente fatto da Ca' Rezzonico, di riscoprire e di proporre scadenza periodica i tesori dei fondi preziosi e vastissimi dei Musei Civici Veneziani; sono, infatti, in mostra trentaquattro opere di Edgar Chahine, incentrate prevalentemente su soggetti parigini. Denominatore comune è l'occhio dell'artista, in cui qualunque scena può convergere, esser trattata ed empaticamente restituita, attraverso quel suo segno duttile, che si adatta all'espressione e domina tutte le tecniche dell'incisione, alternate o insieme, per ottenere neri vellutati o tratteggi sottili, gamme dei grigi o contrasti di chiaroscuro.
Alle grafiche di Chahine sono accostate in mostra, per assonanza di temi e soggetti, due coeve sculture rispettivamente del russo Paul Troubetzkoy e dall'inglese George James Frampton.

La mostra è visibile presso:
GALLERIA INTERNAZIONALE D'ARTE MODERNA DI CA' PESARO
Santa Croce, 2076
30135 Venezia
Tel. Biglietteria +39 041 5209070

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venerdì 21 dicembre 2007

Capolavori ritrovati - Da Repubblica, di Goffredo Silvestri

Ora il banchetto dell'imperatore può essere servito. Il servizio più incredibile che nessun museo archeologico al mondo può riunire da solo: vasi per trasportare vino ed acqua o per attingere e versare liquidi, i crateri per contenerli, di produzione greca, protocorinzia, attica, etrusca, apula, a figure nere o rosse, datati dall'ottavo secolo avanti Cristo, sono stati riuniti al Quirinale, visibili dal 21 dicembre al 2 marzo 2008. La mostra ha un titolo rivelatore che sa di poema omerico perché nasconde indagini, sentenze, peripezie, dimostrazioni, vere odissee di anni e decenni: "Nostoi. Coloro che ritornano". Sono infatti i capolavori, addirittura pezzi unici, scavati clandestinamente in Italia, esportati illegalmente, acquistati senza documentazione scientifica, a volte in buona fede e che adesso sono stati restituiti all'Italia, al ministero per i Beni e le attività culturali, da alcuni dei più importanti musei americani: il Paul Getty di Malibu, il Fine Arts di Boston, il Metropolitan di New York, l'University Museum di Princeton.
Materiali eccezionali, musei eccellenti, ma non solo. Alcuni reperti sono stati spontaneamente restituiti da collezionisti e antiquari come le Royal Athena Galleries di New York. Sono in tutto sessantotto pezzi, alcuni erano negli Stati Uniti poche ore o pochi giorni fa, altri sono stati recuperati da alcuni mesi, altri ancora da molti anni come la lamina di piombo con un rarissimo testo sacro di Selinunte che era rientrata dal Getty nel 1992. Si è voluto che la festa fosse generale. E a questa festa ha voluto partecipare anche la Grecia, l'altro Paese con l'Italia massacrato dagli scavi e dal commercio clandestini. I carabinieri di tutela del patrimonio culturale hanno recuperato nella zona di Scandriglia, a una cinquantina di chilometri ad Est di Roma, lungo la Salaria, una "Kore" in marmo, ridotta a una altezza di 72 centimetri, realizzata in marmo di Paros da una officina della stessa isola nel sesto secolo avanti Cristo e quindi importata in Sabina. La Grecia ha voluto che la "Kore" fosse presente alla festa italiana prima di entrare nel museo nazionale di Atene. La "Kore", preziosissima reliquia, accoglie i visitatori accanto al pezzo più monumentale che è anche la copertina della mostra, un pezzo quasi indenne: la statua in marmo bianco alta più di due metri di Vibia Sabina, moglie divinizzata dell'imperatore Adriano, già rientrata da alcuni mesi a Villa Adriana. Da questa gigantona ai bronzetti etruschi, sirenette e paperelle prodotte rispettivamente in Magna Grecia e a Chiusi, Vittorie da Ercolano, uno specchio a rilievo con l'incontro fra Ulisse e Penelope della fine del terzo secolo avanti Cristo. Dagli affreschi staccati dipinti in stile pompeiano alle statuette in marmo, ai busti maschili. Pezzo eccezionale fra i molti il frammento di volto di una statua in avorio, rarità fra le rarità, alta 22 centimetri, forse di Giunone, forse di Apollo, databile alla seconda metà del primo secolo avanti Cristo. I carabinieri l'hanno intercettata ad Anguillare Sabazia, sul lago di Bracciano, in una villa degna di un imperatore, nella località detta Torre dei Venti, in un terreno che aveva ancora i segni delle benne usate dai tombaroli per scavare. Era in frammenti ora ricomposti. Un pezzo che, se possibile, si distingue ancora di più è quello formato dai due grifi in marmo, ad ali spiegate, che hanno addentato una cerva accovacciata, uno addirittura ripreso nell'atto di strappare la tenera carne di marmo. Delle ferite della cerva si conservano i colori, il rosso, che si è mantenuto anche sulle creste dei due rapaci, e ancora il blu e il verde ocra. I due grifi (alti 95 centimetri e lunghi 148) rappresentano il sostegno di una mensa proveniente da una tomba di fine IV secolo avanti Cristo, scavata nella zona di Ascoli Satriano, in provincia di Foggia. Della tomba si è individuata la zona, non il punto preciso. Una tomba di magnificenza principesca. A Roma, nei depositi del Museo nazionale romano alle Terme, già attendono altri pezzi che con tutta probabilità facevano parte del sontuoso corredo della tomba. Il Metropolitan ha restituito fra l'altro una Kylik di Eufronio vasaio e Onesimos pittore. Ma uno dei massimi pezzi restituiti sarà esposto dal 20 gennaio 2008, il famossissimo "cratere di Eufronio" a figure rosse alto 45 centimetri. In assoluto uno dei più bei vasi attici sopravvissuti, l'unico integro dei ventisette dipinti dall'artista greco nel 515 avanti Cristo (con il trasporto del corpo di Sarpedonte, l'eroe figlio di Zeus). Chiude la mostra una statua di Apollo in marmo alta 146 centimetri, da scavi dell'Italia meridionale e datata alla prima metà del secondo secolo dopo Cristo. Si rifà allo stile arcaistico del quinto secolo avanti Cristo. L'ha restituita il Museo Getty e allora non si può fare a meno di pensare che questo Apollo ha un'ombra lunghissima che arriva in California e che nasconde il celeberrimo atleta bronzeo di Lisippo che l'Italia non ha rinunciato a farsi restituire. Una ferita aperta anche se lo stesso museo restituirà entro il 2010 la grande statua alta due metri e venti della cosiddetta Venere di Morgantina, in provincia di Enna, del quinto secolo avanti Cristo, con il viso e il braccio destro superstite di marmo e il corpo coperto di un drappeggio increspato di tufo calcareo.

Particolarmente soddisfatto il ministro Rutelli nel presentare la mostra che è la dimostrazione in grande stile della lenta, faticosa, costante opera di indagine e di convincimento da parte del ministero e della magistratura nei confronti dei più grandi musei per l'adozione di una politica etica di acquisti e acquisizioni di materiali archeologici che tagli l'erba sotto ai piedi di tombaroli, trafficanti e antiquari disonesti. Una scelta etica che renderà sempre più difficile l'attività clandestina e illegale. La mostra è prima dimostrazione non certo l'ultima dato che Rutelli ha annunciato altre restituzioni, altri accordi con paesi europei ed asiatici. I musei stranieri non dovranno aver timore di rimanere con le vetrine vuote - ha detto Rutelli - "perché riceveranno dall'Italia generosi prestiti di opere dello stesso valore di quelle restituite ed anche superiore, per lunghi depositi, di almeno quattro anni". E i cittadini italiani (e gli stranieri) non dovranno avere timore che le opere restituite finiscano nei depositi perché i musei non hanno spazio o sono chiusi. Quella era una idea dei musei italiani che è stata cancellata. I mesi della mostra serviranno anche per mettere a punto la collocazione definitiva dei pezzi restituiti secondo le zone di origine. Notizie utili - "Nostoi. Capolavori ritrovati". Dal 21 dicembre al 2 marzo 2008. Roma. Palazzo del Quirinale, galleria di Alessandro VII. A cura di Louis Godart, consigliere per la conservazione del patrimonio artistico del Quirinale. Catalogo Tecnostampa, Loreto.

Orario: dal martedì al sabato 10-13; 15.30-18.30 con ingresso gratuito. Domenica 8.30-12, biglietto 5 euro perché la mostra è inserita nella visita del palazzo. Chiuso lunedì e festività.


martedì 18 dicembre 2007

Venezia e "Lo sposalizio del mare"

"Lo sposalizio del mare" è la cerimonia celebrata a Venezia il giorno dell'Ascensione dal Doge. Nel XVI secolo lo sposalizio del mare rappresentava il culmine della liturgia di Stato.
All'alba del giorno dell'Ascensione, il Doge, incaricato dei preparativi, stabiliva se era possibile formare un corteo di barche in base allo stato di calma o meno del mare. Se così era, egli otteneva l'anello cerimoniale, noto come vera, dai funzionari delle Ranson vecchie ed annunciava dunque l'inizio della "Sensa". Dopo la celebrazione della messa in S.Marco, il Doge, gli altri magistrati e gli ambasciatori stranieri si imbarcavano sul Bucintoro.
Vicino al Convento di S.Elena, il Patriarca sulla sua barca a fondo piatto si univa al corteo delle navi; a questo punto iniziavano i riti religiosi della benedictio, per cui mentre due canonici cantavano liriche religiose, il Patriarca benediceva le acque. L'imbarcazione patriarcale, poi, si accostava al Bucintoro ducale e girando intorno a quest'ultima, il Patriarca, munito di un ramoscello di ulivo, benediceva il Doge. L'effettivo sposalizio aveva, però, luogo solo quando il corteo raggiungeva il punto della laguna in cui Venezia si apre all'Adriatico; ad un segnale da parte del Doge, il Patriarca vuotava in mare una grossa ampolla di acqua Santa e contemporaneamente il Doge faceva cadere in mare il suo anello accompagnando il gesto dalle seguenti parole: "Desponsamus te Mare, in signum veri perpetique dominii" ovvero "In segno di eterno dominio, Noi, Doge di Venezia, ti sposiamo oh Mare".
Dopo la cerimonia dello sposalizio, il Doge ed i suoi ospiti si fermavano a San Nicolò al Lido, per pregare e per un banchetto che durava fino a sera.
Spiegando la cerimonia della "Sensa" i Veneziani del XVI secolo enfatizzavano tre aspetti:
- l'anello come segno del favore papale;
- lo sposalizio come simbolo del dominio Veneziano;
- la benedizione come atto propiziatorio.
Al giorno d'oggi la Festa della Sensa continua a sopravvivere seppure in forma minore; il Sindaco, nel giorno dell'Ascensione, raggiunge a bordo della "Bissona Serenissima" la bocca di porto San Nicolò al Lido dove lancia in mare la vera d'oro, ancor oggi simbolo dell'eterna unione fra Venezia ed il mare.

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giovedì 13 dicembre 2007

Roma e i Barbari - tratto dal sito della Provincia di Venezia

All'alba della nostra era, Roma dominava tutte le coste del Mediterraneo e si accingeva a conquistare anche il Nord dell'Europa. A Ovest le isole britanniche stavano per essere sottomesse mentre i confini del continente si espandevano seguendo il corso del Reno e del Danubio. Tuttavia, a partire dalla fine del secondo secolo, il ritmo incalzante delle conquiste romane venne smorzato da temibili avversari provenienti dalle coste scandinave, dall'Europa Centrale e dalle steppe asiatiche: I Barbari. L'arrivo di questi popoli ai confini del territorio europeo non soltanto rallentò l'avanzata dell'esercito romano, ma lo costrinse a ritirarsi. Fu così che alla fine del quinto secolo, la parte occidentale dell'impero romano cedette il posto ai regni barbarici. Ma si può dire davvero che i Barbari hanno 'distrutto' l'impero romano, come si è creduto per molto tempo? Per la verità, tanto i Merovingi in Gallia, che gli Ostrogoti e poi i Longobardi in Italia, quanto i Visigoti in Spagna, i Vandali in Africa e gli Anglosassoni nell'isola britannica, hanno tutti subito il fascino della cultura romana. Insediatisi nel territorio romano, si nutrirono di quel sapere e di quei costumi, e ne adottarono e diffusero la religione, il cristianesimo. Anche se molte tecniche di artigianato vennero abbandonate durante questo periodo di conflitti, la diversità culturale della tribù barbara dette vita ad una nuova civiltà occidentale. Riportando alla memoria alcuni eventi quali i primi scontri tra romani e germani, evocando il sacro romano impero di Carlo Magno e i sacchi di Roma dei re Alarico e Genserico, il passaggio di Attila attraverso l'impero, la conversione di Clodoveo... La mostra 'Roma e i Barbari' ripercorre i secoli della conflittuale coesistenza dei due popoli. Presentata sui tre piani di Palazzo Grassi, l'esposizione testimonierà ed evidenzierà la ricchezza artistica della tarda antichità e del primo Medioevo in Occidente in relazione con l'eredità classica romana. Raccogliendo un gran numero di tesori archeologici provenienti dai più importanti musei d'Europa, Asia e America, alcuni dei quali saranno mostrati al pubblico per la prima volta, Roma e i Barbari illustrerà la grandiosità e l'abilità tecnica di quei popoli che hanno forgiato la cultura europea.

martedì 11 dicembre 2007

Best Bookings e le finali italiane di basket under 19!!

Best Bookings, specialista nella prenotazione di hotel in tutto il mondo, è orgoglioso di annunciare la sua partnership con Mediagroup, organizzatore di eventi e marketing avente sede a Castelfranco Veneto. Fonte di tale alleanza sono le finali italiane di basket under 19 che si svolgeranno a Venezia dal 9 al 16 Giugno. Best Bookings ha, dunque, ora l'incarico di organizzare il soggiorno di quanti parteciperanno all'evento tramite la creazione di pacchetti di soggiorno con l'obiettivo di fornire il miglior servizio possibile. Al più presto, inoltre, verrà messo a disposizione un numero telefonico in funzione in orario 9.00-18.00 ed alcune pagine internet per fornire ultriori informazioni, su tale evento e sulla città, a chiunque ne avesse bisogno.

Per ulteriori informazioni vi preghiamo di scrivere a: giacomo.vizzotto@best-bookings.com

giovedì 6 dicembre 2007

La tradizione del Pignarul

"Se il fum al va a soreli a mont,
cjape il sac e va pal mont,
se il fum invezit al va de bande di soreli jevat,
cjape il sac e va al marcjat."

In Friuli Venezia Giulia, nel giorno dell'Epifania rivive un antico rito in cui si fonde la tradizione pagana con quella cristiana. Protagonista dell'evento è il fuoco; questo infatti illumina l'intero paesaggio con le luci di grandi e piccoli falò. La tradizione delle pire di fuoco ha origini antichissime, addirittura risalenti al tempo dei celti. L'accensione di tali pire, infatti, era un rito che allontanava gli influssi malefici invocando invece la benevolenza delle divinità. Il Cristianesimo ha fatto sua questa tradizione, infatti ancor oggi il 5 Gennaio vengono accesi i "Pignarui", grandi falò propiziatori, che vengono collocati sull'alto dei colli. Mentre bruciano, in base all'orientamento del fumo e delle faville vengono tratte previsioni sul nuovo anno.
Fra i falò più grandi e suggestivi vi è:
- il Pignarul Grant di Tarcento che arde fra le rovine del Cjastelat;
- il falò delle Femenate in Carnia; la "femenate" è la vecchia padrona di casa alla quale, con svariate filastrocche, si chiede farina e cibo in cambio del fuoco propiziatorio.
Per altre informazioni visitare il sito www.mondodelgustopunto.it (nel settore "bottega").
Se desiderate fermarvi in Friuli per la notte, cercate il vostro b&b o hotel al sito www.best-bookings.com.

Bagagli smarriti o scambiati

Di seguito vi forniamo alcuni suggerimenti utili nel caso in cui, una volta giunti all'aeroporto di destinazione, non trovaste il vostro babaglio o questo fosse danneggiato:
1. è necessario sporgere immediatamente denuncia (non oltre 7 giorni) alla autorità aeroportuale o tramite raccomandata A/R; in quest'ultimo caso è necessario allegare:
- una descrizione del danno subito con relativo valore in denaro;
- copia del biglietto aereo o ricevuta del biglietto elettronico;
- copia del "Rapporto Irregolarità Bagaglio", compilato all'aeroporto d'arrivo;
2. se la perdita o il danneggiamento del bagaglio ha comportato spese aggiuntive o danni alla vacanza (per esempio nel caso in cui abbiate dovuto comprare ex novo il materiale utile per il vostro soggiorno) potete esporre denuncia per "danno da vacanza rovinata"; in questo caso è utile conservare eventuali scontrini e/o ricevute che documentino il danno subito e le spese sostenute;
3. se necessitate di assistenza legale, per di più gratuita, vi consigliamo di scrivere al Club Internazionale dei Diritti del Turista cliccando sul sito www.touristime.it.

sabato 1 dicembre 2007

Mercatini di Natale? Innsbruck!

Il mercatino di Natale di Innsbruck si svolge nel centro storico davanti al famoso Tetto d'oro (simbolo della città risalente al 1500) ed è circondato dai magnifici palazzi medievali della città. Vi sono degustazioni di cibi tradizionali quali "Kiachl" e "Spatzln" accompagnati da un buon bicchiere di vin brulè.
Vengono venduti articoli artigianali tirolesi, candele, bicchieri e vasi lavorati, giocattoli di legno e ovviamente decorazioni per l'albero di Natale.
Due perle:
- dalle finestre del vicolo Kiebachgasse e della piazzetta Kohleplatz si affacciano, sotto Natale, circa 24 personaggi delle favole più famose;
- la Riesengasse ovvero il vicolo dei Giganti dove si possono ammirare appunto i giganti

Per prenotare il vostro alloggio nella meravigliosa città austriaca consultate il sito www.best-bookings.com; inoltre sbirciando la newsletter del mese di Novembre e potrete trovare altri preziosi suggerimenti sulla città!!

Tagliacozzo: l'antica capitale della Marsica

Il nome significa "taglio nella roccia" - dal latino "talus" (taglio) e "cotium" (roccia) - ad indicare la fenditura che divide il monte su cui sorge il piccolo borgo abruzzese (in provincia di L'Aquila).
Il territorio fu prima degli Equi e poi del popolo dei Marsi; infatti nel secolo XI è documentata l'esistenza di un abitato appartenente alla Contea dei Marsi.
Nel 1173 il feudo passò nelle mani dei De Pontibus, un'antica famiglia della zona. Intorno al 1230, dopo la morte di San Francesco, Tommaso da Celano ed altri frati si stanziarono nella piccola chiesa di Santa Maria in Silvis dando così origine ad uno dei conventi più antichi ed importanti d'Abruzzo. Nel 1268 proprio a Tagliacozzo Carlo I d'Angiò, re di Sicilia, sconfisse Corradino di Svevia: la battaglia segnò il destino d'Europa in mano agli angioini e la fine degli svevi. Il potere dei De Pontibus si consolidò, soprattutto grazie all'appoggio dato a Carlo d'Angiò. Nel 1400 il Papa Alessandro V separò la Contea di Tagliacozzo dal Regno di Napoli, aggregandola allo Stato Pontificio e confermandone cosi la titolarità a Giacomo Orsini. Nel 1497 il Papa Pio IV privò gli stessi Orsini del feudo; quest'ultimo fu così concesso al Duca Fabrizio Colonna. Nel 1806, in seguito alla Rivoluzione Francese il borgo tornò nuovamente a far parte del Regno di Napoli. Infine nel 1806 fu soggetto ai fermenti filo-borbonici e anti-piemontesi. Centro pulsante del borgo è Piazza Obelisco; contornata di eleganti palazzi, si notano graziose bifore, un loggiato con archi a tutto sesto e finestre rinascimentali. Perla del patrimonio artistico di Tagliacozzo è il Palazzo Ducale; quest'ultimo risale alla prima metà del XIV secolo mentre la seconda fase costruttiva nella seconda metà del secolo per opera del conte condottiero Roberto Orsini. Altre modifiche furono apportate al Palazzo quando il feudo passò ai Colonna: di entrambe le casate restano infatti i simboli, ma nel portale d'ingresso e nel cortile d'onore gli stemmi dei primi furono sostituiti con quelli dei secondi. Molti sono gli elementi che testimoniano la bellezza di questo Palazzo: le finestre istoriate, le bifore, le scale ornamentali, i dipinti, i saloni ed in particolare la Cappellina in cui sono ancora visibili splendidi affreschi di gusto tardo-gotico raffiguranti la vita di Cristo. Da vedere, infine, nelle immediate vicinanze, il Santuario di Maria Santissima dell'Oriente, risalente al XIV secolo, l'epoca della sacra immagine che vi viene venerata, scampata alla furia iconoclasta di Leone III Isaurico. Per ulteriori informazioni visitate il sito www.borghitalia.it

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